La scelta dell’ottica[12] è una delle decisioni più determinanti per l’identità visiva di un film. Oltre la lunghezza focale[2], la costruzione stessa della lente definisce la texture[13] e la personalità dell’immagine. La distinzione fondamentale in questo ambito è tra lenti sferiche e anamorfiche, una scelta che contrappone la fedeltà ottica a una deliberata e stilizzata interpretazione della realtà.
Lenti sferiche: la rappresentazione fedele
Le lenti sferiche sono lo standard dell’industria cinematografica e fotografica. Proiettano sul sensore[14] un’immagine geometricamente corretta, senza distorsioni intenzionali. L’immagine catturata rispecchia fedelmente la prospettiva[4] e le proporzioni della scena reale. Questa purezza ottica si traduce in caratteristiche visive precise:
- Bokeh[15] circolare: I punti di luce fuori fuoco (bokeh) vengono resi come cerchi perfetti o poligoni regolari, a seconda del numero di lamelle del diaframma[8]. L’effetto è naturale e pulito.
- Flares simmetrici: I riflessi interni (lens flare[9]), generati da una fonte di luce diretta, tendono a manifestarsi come aloni circolari o a forma di stella, in modo contenuto e simmetrico.
Lenti anamorfiche: la poesia dell’imperfezione
Le lenti anamorfiche nascono dall’esigenza storica di ottenere un’immagine panoramica[10] (widescreen[11]) su un fotogramma di pellicola standard. Utilizzano un elemento ottico cilindrico per comprimere (“spremere“) l’immagine sull’asse orizzontale, solitamente con un fattore di 2x o 1.8x. In fase di proiezione o post-produzione[3], l’immagine viene de-compressa, ripristinando le proporzioni corrette e generando il caratteristico aspect ratio[5] panoramico (es. 2.39:1[16]) sfruttando l’intera area verticale del sensore.
Questo processo ottico introduce una serie di “artefatti” che sono diventati la firma estetica del look[17] cinematografico per eccellenza:
- Bokeh Ovale: La compressione orizzontale fa sì che i punti di luce sfocati vengano resi come ovali verticali. Questo è l’elemento più riconoscibile dell’estetica anamorfica, capace di creare sfondi pittorici e onirici.
- Flares Orizzontali: Le fonti luminose intense generano lens flare che si estendono orizzontalmente per tutta la larghezza dell’inquadratura[6], spesso con una caratteristica dominante bluastra. Questo effetto oggi è ricercato per il suo impatto drammatico e stilizzato.
- Prospettiva e profondità di campo[1] uniche: Le lenti anamorfiche creano una percezione della profondità di campo più ridotta rispetto a una lente sferica della stessa focale orizzontale, contribuendo a isolare i soggetti. Introducono anche una leggera distorsione ai bordi e una resa prospettica peculiare, che aggiunge un ulteriore livello di carattere visivo.
La scelta tra sferico e anamorfico non è quindi una questione di superiorità tecnica, ma di intento narrativo: si cerca una rappresentazione pulita e fedele della realtà o si desidera dipingere un mondo attraverso un filtro poetico e inconfondibilmente “cinematografico”?
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