1.1 Le origini e la nascita del linguaggio narrativo

di Francesco Vernice

Il montaggio[10] cinematografico non è nato insieme al cinema. Agli albori, la macchina da presa[1] era uno strumento di pura registrazione, non di narrazione. Queste sono le tappe fondamentali che hanno trasformato una curiosità scientifica nel linguaggio artistico che conosciamo oggi.

  • 1. La finestra sul mondo: I fratelli Lumière
    All’inizio del Novecento, i film dei fratelli Lumière erano semplici riprese della realtà: un’unica inquadratura[6] fissa, senza tagli né costruzione narrativa. Il cinema era una “finestra sul mondo”: gli operatori riprendevano l’uscita dalle fabbriche o l’arrivo di un treno finché c’era pellicola nel caricatore. Non esisteva ancora il concetto di unire due immagini per creare un senso diverso; il tempo del film coincideva perfettamente con il tempo della realtà.
  • 2. La magia del taglio: Georges Méliès
    Fu Georges Méliès, illusionista e pioniere, a intuire che spezzare una ripresa poteva generare “magia”. La leggenda racconta che, durante una ripresa a Parigi, la pellicola si inceppò per qualche secondo. Quando la macchina riprese a girare, un autobus che passava era stato sostituito “magicamente” da un carro funebre.

    Da quell’errore tecnico nacque il “montaggio-trucco”. Méliès capì che il cinema non doveva limitarsi a registrare il vero, ma poteva manipolarlo. Con film come Le Voyage dans la Lune (1902), il montaggio divenne uno strumento per creare effetti speciali e sogni, anche se la struttura rimaneva teatrale: una serie di quadri fissi scollegati da una vera fluidità narrativa.
  • 3. La scoperta della continuità[8]: Edwin S. Porter
    Il vero salto verso il linguaggio moderno avvenne con Edwin S. Porter. Egli comprese che non bastava mostrare scene spettacolari: serviva un legame logico tra le inquadrature per raccontare una storia complessa.

    Nel 1903, con The Great Train Robbery, Porter montò insieme azioni che si svolgevano in luoghi diversi — un ufficio telegrafico, un treno in corsa, un bosco — creando per la prima volta una vicenda unitaria. Porter intuì che due inquadrature accostate non sono immagini isolate, ma un dialogo: una causa e un effetto. Introdusse il concetto di simultaneità (o proto-montaggio alternato), mostrando azioni che accadevano nello stesso momento in luoghi diversi. Lo spettatore smise di guardare una semplice scena e iniziò a seguire un racconto mentale, collegando i pezzi forniti dal montatore.
  • 4. D.W. Griffith: Il padre della grammatica visiva[2]
    Se Porter scoprì le lettere dell’alfabeto cinematografico, fu David Wark Griffith a scriverne la grammatica. Griffith capì che il montaggio non serviva solo a collegare azioni, ma a guidare l’emozione dello spettatore, decidendo cosa fargli vedere e per quanto tempo.
    A Griffith dobbiamo la codifica dei principi narrativi che ancora oggi reggono il cinema:
    • Il Découpage Classico[3]: La scomposizione della scena in inquadrature diverse (totali per l’ambiente, mezzi busti per il dialogo, primi piani per l’emozione) che vengono poi ricomposte in continuità.
    • L’Ellissi: La capacità di tagliare i tempi morti non necessari alla storia, rendendo il tempo filmico più denso e interessante del tempo reale[9].
    • Il Montaggio Alternato[4]: Utilizzato magistralmente per creare suspense. Griffith alterna le immagini di una vittima in pericolo e dei soccorritori in arrivo (il classico last minute rescue), due azioni destinate a convergere nello stesso luogo e tempo.
    • Il Montaggio Parallelo[5]: Spesso confuso con l’alternato, in Griffith (ad esempio in Intolerance, 1916) assume un valore simbolico. Si alternano storie o eventi che non si incontreranno mai fisicamente (magari avvengono in secoli diversi), ma che sono legati da un tema[11] comune (l’intolleranza umana), creando un’associazione intellettuale nello spettatore.

Verso la maturità del linguaggio

Grazie a queste innovazioni, il montaggio cessò di essere un semplice mezzo tecnico per diventare la scrittura del film.
Negli anni successivi, questa grammatica si sarebbe evoluta in due direzioni opposte: da una parte il perfezionamento del “montaggio invisibile” americano, volto a rendere la narrazione fluida e impercettibile; dall’altra la rivoluzione del cinema sovietico (con Kulešov ed Ėjzenštejn), che avrebbe usato il taglio non per raccontare storie lineari, ma per generare conflitti ideologici e shock visivi.
Ma con Griffith, la sintassi fondamentale era ormai scritta: il cinema aveva imparato a parlare.

Glossario
1. macchina da presa.

macchina da presa: apparecchiatura utilizzata per registrare le immagini in un film o in una produzione video. Essa comprende il corpo principale della macchina, l’obiettivo, i meccanismi di registrazione e altri accessori necessari per catturare le immagini.

2. grammatica visiva.

L'insieme delle "regole" e delle convenzioni stilistiche che compongono il linguaggio visivo di un'opera. Definisce la coerenza estetica del progetto: ad esempio, stabilisce che un certo tipo di luce sarà usato solo per un personaggio, o che una specifica palette cromatica identificherà un'emozione.

3. découpage classico ( Découpage Classico )

Termine francese (letteralmente "taglio" o "ritaglio") che indica la suddivisione analitica della sceneggiatura letteraria in singole inquadrature numerate.
È l'atto creativo fondamentale con cui il regista traduce la narrazione scritta in linguaggio visivo, decidendo punto di vista, piani, angolazioni, movimenti di macchina e raccordi. Il risultato pratico è il découpage tecnico (o sceneggiatura tecnica), il documento di lavoro essenziale sul set che elenca, scena per scena, tutte le inquadrature necessarie per il montaggio finale, spesso affiancato dallo storyboard. In ambito teorico, il découpage classico si riferisce allo stile hollywoodiano (invisibile) volto a mantenere la continuità spazio-temporale e l'immersione dello spettatore.

4. montaggio alternato ( Montaggio Alternato )

Tecnica di montaggio che alterna inquadrature di due o più azioni che si svolgono simultaneamente in luoghi diversi, ma che sono destinate a convergere nello stesso spazio e tempo o che sono legate da un rapporto di causa-effetto immediato. L'esempio classico è la sequenza di un inseguimento (guardia e ladro) o di un salvataggio all'ultimo minuto (last minute rescue), dove l'alternanza crea suspense e anticipa l'incontro finale tra i soggetti coinvolti. A differenza del montaggio parallelo, qui le linee narrative si intersecano concretamente.

5. montaggio parallelo ( Montaggio Parallelo )

Tecnica di montaggio che alterna inquadrature o sequenze appartenenti a due o più linee narrative distinte che si svolgono contemporaneamente in luoghi diversi.
Viene utilizzata per creare tensione, dinamismo o per stabilire un legame simbolico tra le diverse situazioni (es. il battesimo e gli omicidi ne Il Padrino). Spesso confuso con il montaggio alternato (in cui le azioni sono destinate a convergere fisicamente nello stesso luogo, come in un inseguimento), il montaggio parallelo può unire eventi che rimangono spazialmente separati ma connessi temporalmente o tematicamente.

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