La scelta dei movimenti di macchina[1] è una decisione artistica che conferisce all’immagine il suo carattere finale, influenzando il ritmo, la prospettiva[5] e la percezione emotiva della scena.
SISTEMI DI SUPPORTO E MOVIMENTO
Il movimento della macchina da presa[2] è uno degli elementi più espressivi e potenti del linguaggio cinematografico. Ogni supporto possiede una propria “voce” e influenza la percezione dello spazio, del tempo e dei personaggi. I sistemi di supporto sono: Base, Manuali e Portatili, su Rotaie o Veicoli, Aerei o Verticali, Avanzati e Virtuali.
- Treppiede e Testa Fluida: base di ogni ripresa stabile, consente movimenti controllati di pan (orizzontale) e tilt (verticale). È il punto di partenza per costruire un linguaggio visivo[3] sobrio e preciso.
- Monopiede e Shoulder Rig[9]: il monopiede offre mobilità e rapidità, ideale per reportage o scene dinamiche. Il rig da spalla restituisce un movimento più umano e vibrante, evocando lo sguardo di chi vive la scena in prima persona.
- Slider: piccolo binario da treppiede, permette spostamenti brevi e fluidi, perfetti per dettagli o interviste.
- Steadicam e Gimbal[8]: la Steadicam, sistema meccanico indossato dall’operatore, isola la camera dai movimenti del corpo. È fluida, naturale, “respirata”: perfetta per lunghi piani sequenza. Il Gimbal, stabilizzatore elettronico su tre assi, corregge digitalmente ogni vibrazione. Produce immagini estremamente stabili, ideali per azioni rapide o movimenti stilizzati. La scelta tra i due è estetica: Steadicam per una fluidità organica, Gimbal per una precisione quasi sovrumana.
- Dolly[10]: carrello su rotaie, garantisce movimenti lineari stabili e ripetibili:
- Carrellata[7] in avanti (push-in): avvicina lo spettatore all’intimità del personaggio.
- Carrellata all’indietro (pull-out): rivela spazio, distanza o solitudine.
- Crane, Jib e Drone: Il Crane o Jib consentono movimenti verticali ampi e solenni, spesso usati per aperture o chiusure di scena. Il Drone estende la prospettiva oltre lo spazio umano, creando visioni aeree o prospettiche che amplificano il respiro visivo del film.
- Motion Control e Virtual Camera: Il motion control, braccio robotizzato programmabile, permette di ripetere movimenti identici per effetti visivi complessi. Nella virtual production[4], la virtual camera replica i movimenti reali dentro ambienti 3D creati con motori come Unreal Engine, unendo tecnica e immaginazione.
Il movimento di macchina è un atto di scrittura visiva: ogni supporto, dal treppiede al drone, non serve solo a muovere la camera, ma a muovere lo sguardo e l’emozione dello spettatore.
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macchina da presa: apparecchiatura utilizzata per registrare le immagini in un film o in una produzione video. Essa comprende il corpo principale della macchina, l’obiettivo, i meccanismi di registrazione e altri accessori necessari per catturare le immagini.
L'insieme di tutte le scelte stilistiche (composizione, illuminazione, colore, movimenti di macchina) utilizzate in modo coerente per comunicare la storia, le emozioni e i temi di un film. Come un linguaggio parlato ha parole e grammatica, quello visivo usa le immagini per trasmettere significati che vanno oltre il dialogo.
(VP) Acronimo di Virtual Production. È un metodo di produzione che fonde riprese live-action (attori reali) con ambienti 3D (spesso generati da Unreal Engine) in tempo reale. Utilizza grandi schermi LED al posto del green screen, permettendo a regista e D.O.P. di vedere l'inquadratura finale, con effetti visivi e luci integrate, direttamente sul set.
La rappresentazione della tridimensionalità (profondità) su un'immagine bidimensionale. In cinematografia, si riferisce alla percezione della relazione spaziale tra gli oggetti e tra il soggetto e lo sfondo. La prospettiva non è determinata dalla lente, ma dalla distanza della camera dal soggetto. Le lenti (grandangolari o teleobiettivi) si limitano a "esagerare" o "comprimere" questa relazione.





