2.6 Il terzo atto

di Patrick Milano

Il terzo atto rappresenta la fase conclusiva della struttura narrativa classica, universalmente definita come Risoluzione[2]. La sua funzione primaria è quella di risolvere il conflitto[6] principale, introdotto nel primo atto e intensificato nel secondo, portando la storia ad una chiusura soddisfacente. In termini di proporzioni, questo segmento finale occupa tipicamente l’ultimo 25% della sceneggiatura[3], corrispondente a circa 30 pagine in un copione standard di 120. È in questa fase che il protagonista raggiunge il suo obiettivo (o fallisce definitivamente) e completa il suo arco di trasformazione[1].

Il terzo atto è fondamentale per completare l’arco di trasformazione del personaggio. Durante il climax[7], il protagonista deve utilizzare la lezione appresa o la consapevolezza acquisita durante il secondo atto per superare la prova finale. La vittoria (o la sconfitta) non è solo il risultato di un’azione fisica, ma la dimostrazione tangibile di un cambiamento interiore. La risoluzione mostra un personaggio rinnovato, che si relaziona con il mondo in modo diverso rispetto all’inizio della storia.

Ogni storia è costruita attorno a una domanda drammatica centrale implicita. Il terzo atto – e in particolare[4] il climax – ha il compito di fornire una risposta chiara e definitiva a questa domanda, soddisfacendo le aspettative create nel pubblico fin dal primo atto.
Nel terzo atto, la trama principale (A Story[8]) e la sottotrama (B Story[9]), spesso legate alle relazioni e allo sviluppo tematico, si integrano e si risolvono. La conclusione della sottotrama spesso fornisce al protagonista la forza emotiva o la consapevolezza necessaria per affrontare e vincere il conflitto della trama principale, rafforzando così il messaggio tematico del film.

Il terzo atto è il culmine strutturale, tematico ed emotivo di una sceneggiatura. La sua funzione non è semplicemente quella di porre fine alla storia, ma di fornire una risoluzione significativa al conflitto, completare l’arco di trasformazione del protagonista e rispondere alla domanda drammatica centrale. Attraverso una sequenza attentamente orchestrata di climax, caduta dell’azione e dénouement[5], il terzo atto porta a compimento le promesse fatte nel primo atto, giustificando le lotte affrontate nel secondo e lasciando il pubblico con un senso di chiusura e coerenza narrativa.

La vera efficacia di un terzo atto risiede nella sua capacità di generare catarsi[10] nel pubblico. Vedere un personaggio con cui si è empatizzato superare le sue prove finali, applicando le lezioni apprese e dimostrando il proprio cambiamento, offre un’esperienza emotivamente potente e soddisfacente. Sebbene le strutture narrative continuino ad evolversi, il bisogno umano fondamentale di una chiusura che sia coerente, significativa e che dia un senso al viaggio intrapreso, rimane un pilastro dello storytelling. L’equilibrio tra seguire una struttura collaudata e innovare per sorprendere il pubblico è la sfida continua che definisce l’arte della sceneggiatura.

Glossario
1. arco di trasformazione.

(character arc) Detto anche arco del personaggio, è il percorso di evoluzione interiore che il protagonista compie dall'inizio alla fine della storia. È il suo viaggio psicologico (distinto dalla trama esterna) in cui è costretto ad affrontare il proprio difetto tragico. Il suo completamento (che può essere un arco positivo, negativo o piatto) rivela e dimostra il tema centrale del film.

Tipologia di arco di trasformazione:

  • arco positivo Il tipo di arco di trasformazione più comune, in cui il protagonista riesce a superare il suo difetto tragico e a imparare la lezione (il need) della storia. Attraverso le prove, si evolve in una versione migliore, più consapevole o più completa di sé stesso.
  • arco negativo Un tipo di arco di trasformazione in cui il protagonista fallisce. Invece di superare il suo difetto tragico, ne viene consumato e soccombe alla sua "bugia", trasformandosi in una versione peggiore, corrotta o tragica di sé stesso (es. Michael Corleone ne "Il Padrino").
  • arco piatto Un tipo di arco di trasformazione in cui il protagonista non cambia internamente, poiché i suoi valori e la sua visione del mondo sono già corretti e solidi. La sua funzione narrativa non è evolvere, ma agire da catalizzatore per cambiare il mondo o i personaggi che lo circondano, mettendo alla prova la validità della sua (giusta) visione.
2. risoluzione ( Risoluzione )

La misura del livello di dettaglio di un'immagine digitale, espressa in pixel. È definita dal numero di pixel orizzontali e verticali (es. 3840x2160 per l'Ultra HD). Una risoluzione più alta (es. 4K, 6K, 8K) cattura più dettagli e offre maggiore flessibilità in post-produzione per ritagliare (re-frame) o stabilizzare l'immagine.

3. sceneggiatura.

La sceneggiatura è il progetto scritto e strutturato di un film, che contiene le descrizioni di ogni scena, i dialoghi, le azioni dei personaggi e le indicazioni visive e sonore, fungendo da "film su carta". Essa costituisce il primo passo fondamentale per la realizzazione di qualsiasi opera cinematografica, televisiva o di videogiochi, guidando registi, attori e troupe nella trasformazione di un'idea in un prodotto visibile. 

4. particolare.

(part.) Inquadratura molto stretta che isola una singola parte del corpo umano (es. un occhio, una bocca, un dito che preme un grilletto). Ha una funzione di forte enfasi narrativa o drammatica, focalizzando l'attenzione dello spettatore su un gesto o un'espressione fisica che acquisisce un significato cruciale per la scena.

5. dénouement.

Termine francese (pron. denu-màn, "scioglimento") che indica la scena o la sequenza finale del film, dopo la caduta dell'azione. È il momento in cui tutti i fili narrativi vengono chiusi e viene mostrato il "nuovo mondo ordinario" del protagonista dopo la sua trasformazione. È la chiusura che porta la storia a un equilibrio finale.

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