behind the scenes
Di Francesco Tota
La serie televisiva “Gomorra” rappresenta un’impresa epica nella televisione italiana, coinvolgendo 225 attori principali, centinaia di comparse, 156 location[2] e una squadra di 2300 collaboratori e fornitori. Le 12 puntate vendute a livello globale attestano il successo internazionale di questa produzione di Sky, celebre per la sua rappresentazione dell’oscuro mondo criminale partenopeo.
Ispirata al bestseller di Roberto Saviano, la serie ha introdotto nuove storie e personaggi, con la regia affidata a Stefano Sollima, Francesca Comencini e Claudio Cupellini. Questa collaborazione ha permesso di mantenere uno stile coerente pur affrontando le diverse sfaccettature della trama. Sollima, anche nel ruolo di showrunner, ha supervisionato l’aspetto artistico, distinguendosi per la profonda caratterizzazione[1] psicologica dei personaggi, tridimensionali e in continua evoluzione, senza trascurare i comprimari caratterizzati da volti lombrosiani ricchi di sfumature.
La trama si sviluppa attorno al clan dei Savastano, una famiglia criminale ispirata a fatti reali. Pietro Savastano, interpretato da Fortunato Cerlino, è un capofamiglia determinato a mantenere il controllo nonostante gli attacchi alla sua sovranità. Imma Savastano, interpretata da Maria Pia Calzone, subisce la fascinazione del potere, assumendo un ruolo dominante con picchi di crudeltà sorprendenti. Marco D’Amore, nei panni di Ciro Di Marzio, “l’immortale”, crea un personaggio ambiguo e brutale, richiamando gli antagonisti dei noir[5] italiani degli anni ’70 di Fernando di Leo: amico, mentore[3] e poi rivale di Salvatore Esposito, che interpreta Gennaro “Genny” Savastano, figlio del boss, inizialmente rappresentato come un giovane imprudente e viziato.
Esposito offre una caratterizzazione in evoluzione, mostrando la consapevolezza crescente di Genny della durezza del mondo criminale e le sfide per sostenere il duro onere della corona. Il legame conflittuale tra Genny e Ciro è la colonna portante dello scheletro narrativo. Marco Palvetti, nel ruolo di Salvatore Conte, è un avversario freddo e calcolatore dei Savastano, carismatico e determinato a ottenere il controllo del territorio e eliminare la concorrenza.
L’uso autentico del dialetto[4] napoletano aggiunge realismo, mentre location, arredi, architetture e costumi delineano l’universo della criminalità organizzata. Gli effetti speciali e le scene d’azione, coreografate con cura, arricchiscono ulteriormente la serie. Coinvolgendo la comunità napoletana, la produzione ha offerto opportunità di lavoro e recupero sociale, con un cast prevalentemente composto da attori locali.
In conclusione, “Gomorra – La Serie” è stata un’impresa ambiziosa e senza precedenti nella televisione italiana, unendo realismo, autenticità e impegno sociale. Grazie alla sua qualità cinematografica e alla capacità di affrontare temi complessi, la serie ha ottenuto successo internazionale, aprendo nuove prospettive per il futuro della televisione italiana.
(characterization) Il processo (nella scrittura e nella regia) di costruzione e rivelazione della personalità, della psicologia e del background di un personaggio. Il dialogo (il suo lessico, ritmo, sintassi) è uno degli strumenti principali di caratterizzazione.
location: luogo reale dove si svolgono le riprese di un film. Le location possono essere interne o esterne
(mentor) Un personaggio archetipico che appare nel primo atto per aiutare il protagonista a superare il rifiuto della chiamata. Il mentore fornisce guida, addestramento, un oggetto chiave (es. la spada laser in Star Wars) o la spinta motivazionale necessaria per accettare la sfida.
L'insieme di varianti linguistiche (accento, cadenza, espressioni idiomatiche) legate alla provenienza geografica o al background culturale di un personaggio. Se usato con precisione, arricchisce l'autenticità e la specificità della sua voce.
Genere cinematografico, fiorito negli anni '40 e '50, definito da un'estetica visiva cupa e da temi pessimistici. Il film noir è l'esempio per eccellenza dell'illuminazione low-key, caratterizzato da ombre nette, contrasti estremi (chiaroscuro), silhouette e angolazioni di ripresa inusuali per creare un'atmosfera di ambiguità morale e pericolo.












