La composizione è l’arte di disporre gli elementi nell’inquadratura. Non è un mero esercizio estetico, ma un atto narrativo: guida l’occhio dello spettatore e infonde significato psicologico in ogni fotogramma. Padroneggiare i principi compositivi significa apprendere la grammatica del linguaggio visivo, basata su tre pilastri fondamentali:
L’inquadratura viene divisa in nove sezioni uguali da due linee orizzontali e due verticali. Gli elementi di interesse vanno collocati lungo queste linee o nei loro quattro punti di intersezione (“punti di forza”). Posizionare un soggetto fuori centro rompe la staticità, generando un’immagine più dinamica, bilanciata e visivamente gradevole.
Linee guida (leading lines)
Sono elementi presenti nella scena — scale, corridoi, finestre — che creano un percorso visivo verso il soggetto principale. Conferiscono profondità e direzione. Le linee diagonali, in particolare, introducono dinamismo o tensione.
Serve per creare un’illusione di profondità su una superficie bidimensionale. La prospettiva lineare si basa sulla convergenza di linee parallele verso un punto di fuga all’orizzonte. La prospettiva aerea (o atmosferica) sfrutta il fatto che gli oggetti lontani appaiono meno nitidi e con colori più tenui. Questa tecnica è fondamentale per creare un senso di scala. In Parasite, la gigantesca finestra del soggiorno dei Park funge da cornice prospettica. Attraverso di essa, il giardino appare come un mondo perfetto e irraggiungibile. La prospettiva crea una profondità che non è solo fisica, ma sociale ed emotiva: sottolinea la distanza incolmabile tra la vita dei Park, baciata dal sole, e quella dei Kim, intrappolata nell’ombra.
Questi principi non sono regole ferree, ma strumenti consapevoli. Un regista può deliberatamente infrangerli: mettere al centro un soggetto può comunicare potere o confronto diretto. Bong Joon-ho lo fa in Parasite durante la scena in cui la famiglia Kim, da sola nella villa, siede perfettamente allineata al centro del soggiorno. Questa composizione simmetrica e frontale, invece di trasmettere stabilità, crea un effetto di falsa quiete, un ordine precario e innaturale che preannuncia il caos imminente. La vera maestria non risiede nella semplice applicazione, ma nella comprensione profonda di come e perché queste tecniche influenzano la percezione e l’emozione dello spettatore.





