5.2 Vittorio De Seta e il Cinema del Reale

di Giorgia Vinciguerra

Vittorio De Seta ha rappresentato una figura innovativa e pionieristica nel cinema del reale italiano, apprezzato a livello internazionale per il suo sguardo poetico e indipendente. Negli anni ’50, ha realizzato una serie di documentari in Sicilia, Sardegna e Calabria che hanno distillato i loro soggetti in “puro cinema”, catturando i ritmi e i rituali della vita quotidiana di pescatori, minatori, pastori e contadini che vivevano ancora secondo tradizioni preindustriali.

Il suo contributo è stato caratterizzato da:

  • Autonomia e cinema sociale: De Seta ha sviluppato un cinema autonomo, profondamente radicato nell’osservazione della realtà sociale.
  • Stile basato su montaggio e suoni diegetici: i suoi documentari sono spesso presentati senza voice-over, lasciando che le immagini e i suoni diegetici (provenienti dalla scena) parlino da soli, creando un’esperienza immersiva. Il suo montaggio ritmico aggiungeva drammaticità alle cronache.
  • Panoramiche della vita popolare: ha saputo cogliere le grandi trasformazioni del pianeta nei microcosmi delle tradizioni popolari, offrendo un ritratto autentico della vita delle comunità.
  • Tecniche di ripresa e coinvolgimento dello spettatore: le sue tecniche di ripresa e montaggio miravano a coinvolgere lo spettatore, rendendolo parte di un mondo verosimile.

Esempi rappresentativi dei suoi film includono:

  • Lu tempu di li pisci spata (1954): documenta la lunga e estenuante attesa dei pescatori di pesce spada in Sicilia.
  • Isole di fuoco (1954): un ritratto poetico della vita sulla costa siciliana prima, durante e dopo un’eruzione vulcanica.
  • Surfarara (1955): esplora la durezza e la bellezza della vita dei minatori di zolfo e delle loro famiglie nel sud Italia.

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