4.3 Temperatura colore e bilanciamento del bianco: scienza e creatività

di Mara Verna

Oltre all’intensità e alla direzione, la luce possiede una terza dimensione fondamentale: il colore. Ogni fonte luminosa, dal sole a una lampadina, emette luce con una specifica dominante cromatica. Questa caratteristica, nota come temperatura colore, è uno degli strumenti più sottili e potenti a disposizione del D.O.P. per definire l’atmosfera di una scena. Si misura in gradi Kelvin (K) su una scala che associa valori bassi a colori “caldi” (toni arancioni/gialli) e valori alti a colori “freddi” (toni bluastri). I due punti di riferimento standard nel cinema sono circa 3200 K per la luce al tungsteno (calda, come una lampadina domestica) e 5600 K per la luce diurna (fredda, come il sole a mezzogiorno).

Il bilanciamento del bianco (White Balance) è il processo tecnico attraverso cui si “istruisce” la macchina da presa a interpretare correttamente la temperatura colore della luce dominante. Impostando il valore Kelvin corretto (es. 3200 K se si gira con luci al tungsteno), si comunica al sensore quale tonalità deve essere considerata “bianco neutro“. Di conseguenza, tutti gli altri colori dell’inquadratura vengono resi in modo accurato e realistico. Questo passaggio è il punto di partenza per ottenere un’immagine pulita e tecnicamente corretta, dove il colore della pelle e degli oggetti appare naturale.

Tuttavia, la vera arte risiede nel superare la semplice correttezza tecnica per utilizzare il colore come veicolo narrativo.  Impostare la camera su un valore di 5600 K (daylight) in una scena illuminata da luci al tungsteno (3200 K) produce una dominante arancione intensa, evocando calore, nostalgia o intimità. Al contrario, impostare 3200 K (tungsteno) in una scena in esterno di giorno rende l’immagine fredda e bluastra, scelta comune in film di fantascienza o thriller per comunicare un senso di alienazione, sterilità o tristezza.

La gestione del colore diventa complessa in scene con illuminazione mista, come un interno con una lampada calda e la luce fredda del giorno che entra da una finestra. Per controllare queste situazioni, sul set si utilizzano delle gelatine colorate correttive, sottili filtri di plastica o poliestere colorato che si applicano davanti alle fonti luminose per modificare la temperatura colore. Le più comuni sono le CTO (Color Temperature Orange), che convertono la luce diurna in tungsteno, e le CTB (Color Temperature Blue), che fanno l’opposto. Questo permette di uniformare le fonti luminose per ottenere un look coerente o, al contrario, di mantenere volutamente il contrasto cromatico tra caldo e freddo per creare profondità visiva. Il controllo della temperatura colore, quindi, è un dialogo costante tra scienza e creatività, dove la precisione tecnica è il prerequisito per un’efficace espressione artistica.

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