2.3 Il Montaggio delle Sequenze d’Azione

di Francesco Vernice

Montare una scena d’azione significa domare il caos. È una delle prove più difficili per un montatore, perché richiede di bilanciare energia, chiarezza e tensione. L’obiettivo non è solo mostrare colpi, esplosioni o inseguimenti, ma costruire una coreografia visiva che mantenga lo spettatore orientato e coinvolto, guidandolo nel ritmo dell’adrenalina.

A differenza del montaggio[4] di dialogo, dove il ritmo nasce dalle parole, nelle scene d’azione nasce dal movimento: ogni gesto, sguardo o impatto diventa una nota in una partitura visiva. Un buon montaggio trasforma l’azione in racconto, rendendo il conflitto[5] fisico anche drammatico e psicologico.
In sostanza, nelle scene d’azione il ritmo non è dettato dalle parole, ma dal movimento fisico. La sfida è bilanciare il caos (l’energia) con la chiarezza (la comprensione).

Geografia e orientamento

Anche nel montaggio più frenetico, lo spettatore deve sapere dove si trovano i contendenti.

  • Mantenere i raccordi di sguardo e rispettare l’asse dei 180° è vitale, a meno che il disorientamento non sia l’obiettivo narrativo.
  • Se si perde la geografia della scena, l’azione diventa solo rumore visivo.

Ritmo e Impatto

  • Il Cut on Action[1] come propulsore: tagliare nel mezzo di un pugno o di uno schianto (vedi 2.0) maschera il taglio e trasferisce l’energia cinetica da un’inquadratura[2] all’altra.
  • Variazione: Un’azione costante annoia. Il montaggio deve alternare momenti di velocità estrema (piani stretti, tagli rapidi) a momenti di respiro o piani larghi (Wide Shot) che mostrano la coreografia completa.

Esempio comparativo: The Bourne Ultimatum e Jhon Wick (la saga)

La saga di Bourne, diretta da Paul Greengrass e montata da Christopher Rouse, ha ridefinito il linguaggio dell’action moderno. Nella sequenza di Tangeri, la camera a mano, i tagli rapidissimi e la frammentazione delle inquadrature creano una tensione immersiva. Ogni stacco è funzionale: evidenzia causa, effetto e reazione. Pur con decine di tagli al minuto, la scena resta leggibile — lo spettatore sa sempre chi colpisce, chi fugge e perché.
Nella saga di John Wick, il montaggio alterna piani larghi — che mostrano la complessità delle coreografie — a dettagli ravvicinati che amplificano l’impatto emotivo. I tagli seguono i colpi come battiti di un ritmo musicale, trasformando la violenza in danza controllata.

In sintesi, la saga di Bourne usa un montaggio frammentato per simulare il panico soggettivo mentre John Wick usa tagli meno frequenti e inquadrature ampie per valorizzare la performance atletica. Entrambi funzionano perché coerenti con lo stile di regia.

Glossario
1. cut on action ( Cut on Action )

(Raccordo sul movimento) Tecnica di montaggio che prevede di effettuare il taglio da un'inquadratura all'altra proprio mentre il soggetto compie un'azione fisica (es. sferrare un pugno, aprire una porta, alzarsi dalla sedia).

Il principio si basa sul fatto che l'occhio dello spettatore, seguendo la dinamica del gesto, "ignora" il cambio di inquadratura. Questo rende il taglio praticamente invisibile e fluido, garantendo la continuità dell'azione attraverso due punti di vista differenti. È uno dei pilastri fondamentali del continuity system (o montaggio invisibile).

2. inquadratura.

L'unità minima del linguaggio cinematografico. Tecnicamente, è la porzione di spazio (fisico o virtuale) delimitata dai bordi dell'obiettivo della macchina da presa. Nel montaggio, corrisponde a una registrazione continua tra due stacchi (tagli).

3. sceneggiatura ( Sceneggiatura )

La sceneggiatura è il progetto scritto e strutturato di un film, che contiene le descrizioni di ogni scena, i dialoghi, le azioni dei personaggi e le indicazioni visive e sonore, fungendo da "film su carta". Essa costituisce il primo passo fondamentale per la realizzazione di qualsiasi opera cinematografica, televisiva o di videogiochi, guidando registi, attori e troupe nella trasformazione di un'idea in un prodotto visibile. 

4. montaggio.

Processo di post-produzione in cui le singole inquadrature (shot) girate sul set vengono selezionate, tagliate e ordinate in una sequenza specifica per costruire le scene e narrare la storia. Il montaggio definisce il ritmo, la continuità e la struttura narrativa del film.

5. conflitto.

Il motore fondamentale del dramma; l'opposizione che il protagonista deve affrontare. Si divide in due livelli che definiscono la storia: il conflitto esteriore (la trama, la lotta contro l'antagonista) e il conflitto interiore (l'arco del personaggio, la lotta contro il proprio difetto tragico).
Può essere:

  • interiore: la lotta psicologica, morale o emotiva del protagonista contro sé stesso (es. contro la propria paura, orgoglio, un trauma passato). Il superamento (o il fallimento) di questo conflitto determina l'arco di trasformazione del personaggio.
  • esteriore: l'ostacolo fisico o la forza antagonista che si oppone al protagonista e al raggiungimento del suo obiettivo. È ciò che genera la trama (l'azione, gli inseguimenti, le discussioni, le battaglie).

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