5.0 Lo scopo del dialogo

di Patrick Milano

La scrittura di dialoghi efficaci si fonda su una tensione intrinseca: da un lato, il dialogo deve adempiere a precise funzioni narrative, spingendo la trama e rivelando i personaggi; dall’altro, deve possedere una forma verosimile, suonando credibile e naturale all’orecchio dello spettatore. Questi due requisiti possono sembrare in conflitto[5]. Un dialogo puramente funzionale rischia di diventare didascalico e “on-the-nose[4]”, dove i personaggi espongono informazioni in modo innaturale. Al contrario, un dialogo che mira solo al realismo può risultare drammaticamente inerte, privo di scopo e incapace di sostenere il ritmo narrativo. La maestria risiede non nel bilanciare questi due poli, ma nell’integrare la funzione all’interno della forma.

Il dialogo in una sceneggiatura[2] non è mai un elemento decorativo. Ogni battuta deve essere giustificata da uno scopo preciso e contribuire attivamente alla narrazione. Le funzioni primarie del dialogo possono essere sintetizzate come segue: 

  • Avanzamento della Trama. Il dialogo è una forma di azione. Deve generare eventi, creare punti di svolta, introdurre conflitti o spingere la narrazione verso la sua successiva fase logica. Una conversazione efficace deve alterare lo stato delle cose, modificando la situazione narrativa o la relazione tra i personaggi coinvolti.
  • Rivelazione del Personaggio (Caratterizzazione[1]). Il modo in cui un personaggio si esprime è la via più diretta per svelarne la personalità, il background socioculturale e la psicologia. Il lessico, la sintassi, il ritmo e il tono non sono casuali, ma devono essere coerenti con l’identità del personaggio, fornendo al pubblico indizi su chi egli sia veramente.
  • Fornire Esposizione[3]. Il dialogo è il veicolo principale per comunicare al pubblico le informazioni necessarie alla comprensione della storia, come il background dei personaggi, le regole del mondo narrativo o eventi passati. La grande sfida per lo sceneggiatore è integrare questa esposizione in modo organico e drammatico, evitando di “scaricare” informazioni sullo spettatore in modo innaturale. 
  • Stabilire Tono e Atmosfera. Lo stile del dialogo contribuisce in modo decisivo a definire il tono generale dell’opera (commedia[6], dramma, thriller[7]) e l’atmosfera specifica di una scena. Un dialogo arguto e veloce crea un’atmosfera leggera, mentre battute scarne e pause lunghe possono generare tensione e presagio. 
  • Comunicare il Tema[8]. Attraverso le conversazioni, i personaggi possono articolare, dibattere o incarnare le idee centrali e le questioni morali della storia. Il dialogo rende tangibile il tema, trasformando concetti astratti in un conflitto di punti di vista vissuto e sofferto dai personaggi.
Glossario
1. caratterizzazione ( Caratterizzazione )

(characterization) Il processo (nella scrittura e nella regia) di costruzione e rivelazione della personalità, della psicologia e del background di un personaggio. Il dialogo (il suo lessico, ritmo, sintassi) è uno degli strumenti principali di caratterizzazione.

2. sceneggiatura.

La sceneggiatura è il progetto scritto e strutturato di un film, che contiene le descrizioni di ogni scena, i dialoghi, le azioni dei personaggi e le indicazioni visive e sonore, fungendo da "film su carta". Essa costituisce il primo passo fondamentale per la realizzazione di qualsiasi opera cinematografica, televisiva o di videogiochi, guidando registi, attori e troupe nella trasformazione di un'idea in un prodotto visibile. 

3. esposizione ( Esposizione )

(exposure) Il parametro tecnico che definisce la quantità totale di luce che colpisce il sensore della macchina da presa. È determinata dal bilanciamento di tre fattori (il "triangolo dell'esposizione"): apertura del diaframma, tempo di posa (shutter speed) e sensibilità ISO. Un'esposizione corretta è tecnicamente impeccabile; una sotto-esposta è troppo scura, una sovra-esposta è troppo chiara.

4. on-the-nose ( on-the-nose )

Termine di gergo (lett. "sul naso") usato per descrivere un dialogo didascalico. Si verifica quando un personaggio dice esattamente ciò che pensa o prova in quel momento, senza filtri o sfumature, risultando innaturale e privo di sottotesto.

5. conflitto.

Il motore fondamentale del dramma; l'opposizione che il protagonista deve affrontare. Si divide in due livelli che definiscono la storia: il conflitto esteriore (la trama, la lotta contro l'antagonista) e il conflitto interiore (l'arco del personaggio, la lotta contro il proprio difetto tragico).
Può essere:

  • interiore: la lotta psicologica, morale o emotiva del protagonista contro sé stesso (es. contro la propria paura, orgoglio, un trauma passato). Il superamento (o il fallimento) di questo conflitto determina l'arco di trasformazione del personaggio.
  • esteriore: l'ostacolo fisico o la forza antagonista che si oppone al protagonista e al raggiungimento del suo obiettivo. È ciò che genera la trama (l'azione, gli inseguimenti, le discussioni, le battaglie).

Torna in alto