4.4 Western

di Giorgia Vinciguerra

Il genere Western è profondamente simbolico e intrinsecamente legato al cinema stesso, quasi indigena al medium. Nasce da una ricca tradizione di storie e leggende sulla conquista del selvaggio West nella cultura americana, attingendo dalla letteratura, dagli spettacoli di Buffalo Bill e dalle ballate sui pionieri. I film western sono generalmente ambientati nel Far West americano, tra la fine del XVIII e l’inizio del XX secolo, e presentano scenari iconici come città di frontiera, praterie, canyon e deserti. Temi ricorrenti includono il conflitto tra civiltà e frontiera, la legge del più forte, e la ricerca di giustizia e libertà.

L’approccio registico nel western spesso privilegia i campi lunghi e i campi lunghissimi per valorizzare gli ampi spazi naturali e dare una visione complessiva dell’ambiente, spesso isolando la figura umana per fini espressivi. La musica iconica, come le composizioni di Ennio Morricone per i film di Sergio Leone, è parte integrante del genere.

L’evoluzione del genere ha visto diverse fasi:

  • Western Classico: Caratterizzato da eroi solitari, spesso pistoleri o figure moralmente complesse, e da un chiaro conflitto tra bene e male.
  • Revisionist Western: Emerso durante la New Hollywood (anni ’60-’70), ha reinterpretato criticamente gli archetipi classici, mostrando la conquista del West come un massacro e la frontiera come luogo di violenza, riflettendo i cambiamenti sociali e le proteste giovanili.
  • Post Western: Adatta gli archetipi classici a nuovi valori, spesso attraverso una decostruzione del genere stesso, spostandosi oltre la frontiera americana e presentando uomini stanchi e obsoleti, enfatizzando la fragilità umana.

Esempi di film western significativi:

  • La grande rapina al treno (1903, Edwin S. Porter): Sebbene non fosse inizialmente percepito come un “western” moderno, ha lanciato indirettamente il genere ed è significativo per l’uso pionieristico del montaggio e delle panoramiche.
  • Ombre rosse (1939, John Ford): Un film cruciale che ha rilanciato il genere dopo l’avvento del sonoro, mostrando uno spaccato della società attraverso i suoi diversi passeggeri e ambientato nel pericoloso territorio Apache.
  • Il tesoro della Sierra Madre (1948, John Huston): Si distingue per la minima azione e l’ampio dialogo, esplorando temi profondi come l’avidità. Huston ha dimostrato come il western potesse essere un genere adatto a temi profondi, elevandolo da semplice intrattenimento a prodotto più autoriale.
  • Sentieri selvaggi (1956, John Ford): Un punto di svolta che ha segnato l’inizio della fine del western classico, ritraendo un eroe di frontiera con un odio esplicito per i nativi americani, riflettendo un’America in evoluzione. L’iconica inquadratura finale di John Wayne sulla soglia simboleggia la mancanza di spazio per il cowboy nella nuova America.
  • Il mucchio selvaggio (1969, Sam Peckinpah): Fondamentale per il “Revisionist Western”, mostra la brutalità dell’epoca e serve come canto del cigno per il genere, con i banditi che realizzano che il mondo va avanti senza di loro.
  • Il potere del cane (2021, Jane Campion): Un esempio di “Post Western” che adatta gli archetipi classici a nuovi valori, decostruendo il genere per esplorare la fragilità umana e una mascolinità più sensibile, riflettendo lo zeitgeist degli anni 2020.

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