L’obiettivo cinematografico rappresenta uno degli strumenti più potenti ed espressivi per un D.O.P.. Non è un mero dispositivo tecnico, ma il primo filtro attraverso cui la realtà viene interpretata e la luce modellata per creare un’immagine. La sua scelta è un atto narrativo cruciale, capace di definire la prospettiva, la profondità e la texture visiva di un film. Ogni lente ha una propria “personalità”, una firma stilistica che incide in modo determinante sulla percezione dello spazio, dei personaggi e delle atmosfere da parte dello spettatore. La decisione su quale ottica utilizzare determina l’estetica e il tono dell’intera opera.
In questo contesto, una delle scelte più dibattute riguarda l’impiego di obiettivi a focale fissa, noti anche come “prime“. Queste lenti possiedono un’unica e specifica lunghezza focale (ad esempio, 35mm o 85mm), il che significa che per modificare le dimensioni del soggetto nell’inquadratura è indispensabile avvicinare o allontanare fisicamente la macchina da presa.
Il principale vantaggio delle ottiche fisse risiede nella loro ineguagliabile qualità d’immagine. Essendo progettate per eccellere in un unico compito, la loro costruzione ottica è ottimizzata per massimizzare la performance. Il risultato è una nitidezza superiore, un contrasto più incisivo e una drastica riduzione delle aberrazioni ottiche e delle distorsioni geometriche, che rappresentano i difetti più comuni nelle lenti a focale variabile. Un altro punto di forza è la loro eccezionale luminosità. Le ottiche prime vantano aperture massime molto ampie (indicate in T-stop, come T1.5), permettendo di catturare immagini pulite anche in condizioni di luce scarsa. Questa caratteristica consente inoltre di ottenere una profondità di campo estremamente ridotta, isolando il soggetto con uno sfocato, morbido e piacevole (bokeh) che guida l’attenzione dello spettatore. Infine, sono generalmente più compatte e leggere, un fattore determinante quando si lavora con gimbal o Steadicam.
Lo svantaggio più evidente è la loro scarsa flessibilità. L’impossibilità di variare rapidamente l’inquadratura le rende meno adatte a contesti imprevedibili, come documentari o scene d’azione, dove cambiare lente potrebbe significare perdere l’attimo fuggente. Questo limite, tuttavia, impone un approccio più deliberato e pianificato alla messa in scena, spingendo regista e D.O.P. a una maggiore precisione compositiva.