3.1 Codec e formati di registrazione: RAW, ProRes, H.265

di Mara Verna

Una volta catturata dal sensore[10], l’immagine grezza è un’enorme mole di dati. Per poterla salvare, è necessario codificarla attraverso un codec[16] (un algoritmo di COmpressione-DECompressione). Questa scelta non è puramente tecnica, ma una decisione strategica che definisce l’intero flusso di lavoro, bilanciando tre fattori in perenne conflitto[11]: qualità dell’immagine, flessibilità in post-produzione[3] e dimensioni dei file.

IL NEGATIVO DIGITALE: FORMATI RAW[17]

Il formato[12] RAW è un tipo di registrazione che conserva tutti i dati grezzi catturati dal sensore della camera, senza applicare compressioni o elaborazioni interne. È considerato il “negativo digitale”. La sua forza risiede nella flessibilità assoluta che offre in post-produzione. Parametri come bilanciamento del bianco[1], esposizione[4] e curva tonale, non sono “impressi” nell’immagine, ma possono essere modificati in modo non distruttivo, offrendo al colorist[13] un controllo creativo totale[18]. Formati proprietari come ARRIRAW, REDCODE (R3D) o Blackmagic RAW (BRAW) sono lo standard per le produzioni di alto livello. Lo svantaggio è logistico: i file sono estremamente pesanti, richiedendo grandi capacità di archiviazione e notevole potenza di calcolo.

IL CAMPIONE DELLA POST-PRODUZIONE: PRORES[14]

Sviluppato da Apple, il codec ProRes è lo standard per la post-produzione professionale. È un formato compresso, ma “visivamente lossless”, che offre un compromesso ideale. Mantiene una profondità di colore[2] e una qualità d’immagine molto elevate (tipicamente a 10 o 12-bit), ma con dimensioni di file significativamente più gestibili rispetto al RAW. La sua compressione intra-frame (o All-I), dove ogni fotogramma è compresso singolarmente, lo rende poco esigente per la CPU[19] (Central Processing Unit: è il componente che ha il compito di decodificare i file video compressi per poterli mostrare in tempo reale[8] sulla timeline[15] del software) in fase di montaggio[9], garantendo una riproduzione fluida. Varianti come ProRes 422 HQ sono perfette come formati di acquisizione di alta qualità, mentre altre versioni sono usate per creare file “proxy[20]” a bassa risoluzione[5] per un montaggio più agile.

IL RE DELLA DISTRIBUZIONE: H.265[21] (HEVC)

Se il RAW è il punto di partenza e il ProRes è il compagno di viaggio, l’H.265 (High Efficiency Video Coding) è la destinazione finale. È un codec di distribuzione, progettato per la massima efficienza di compressione. Utilizzando una complessa compressione inter-frame (Long GOP), che registra solo le differenze tra i fotogrammi, produce file estremamente leggeri, ideali per lo streaming online (Netflix, YouTube) e i supporti Blu-ray 4K. Tuttavia, questa efficienza ha un costo: i file H.265 sono molto pesanti da elaborare in fase di montaggio e la forte compressione degrada le informazioni cromatiche, rendendoli inadatti a un color grading[6] intensivo.

Glossario
1. bilanciamento del bianco.

(white balance) Il processo tecnico che corregge le dominanti cromatiche nell'immagine, "insegnando" alla camera quale colore deve essere percepito come bianco puro. Serve a garantire che i colori appaiano naturali, neutralizzando le diverse temperature colore delle fonti luminose (es. la luce bluastra di un neon o quella arancione di una lampadina).

2. profondità di colore.

(bit depth) La quantità di informazioni cromatiche che un file video può memorizzare per ogni singolo pixel. Si misura in bit. Uno standard a 8-bit (tipico del web) può registrare circa 16,7 milioni di colori. Un formato professionale a 10-bit o 12-bit (come il ProRes o il RAW) registra miliardi di sfumature, offrendo transizioni di colore più morbide (meno "banding") e una flessibilità di gran lunga superiore in color grading.

3. post-produzione ( post-produzione )

Fase finale della realizzazione di un film, successiva alle riprese (produzione). Comprende tutti i processi necessari per assemblare e finalizzare il materiale girato, inclusi il montaggio video, il sound design, la creazione di effetti visivi (VFX), il missaggio audio e la finalizzazione dell'immagine attraverso il color grading.

4. esposizione.

(exposure) Il parametro tecnico che definisce la quantità totale di luce che colpisce il sensore della macchina da presa. È determinata dal bilanciamento di tre fattori (il "triangolo dell'esposizione"): apertura del diaframma, tempo di posa (shutter speed) e sensibilità ISO. Un'esposizione corretta è tecnicamente impeccabile; una sotto-esposta è troppo scura, una sovra-esposta è troppo chiara.

5. risoluzione.

La misura del livello di dettaglio di un'immagine digitale, espressa in pixel. È definita dal numero di pixel orizzontali e verticali (es. 3840x2160 per l'Ultra HD). Una risoluzione più alta (es. 4K, 6K, 8K) cattura più dettagli e offre maggiore flessibilità in post-produzione per ritagliare (re-frame) o stabilizzare l'immagine.

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