- “Show, Don’t Tell[1]” (Mostra, non raccontare), ovvero la regola d’oro della scrittura cinematografica. Invece di far dire a un personaggio “Sono un detective disordinato e alcolizzato”, è infinitamente più efficace mostrare il suo appartamento in disordine, pieno di bottiglie vuote, mentre fatica a trovare la sua pistola sotto una pila di cartoni della pizza. Mostrare le informazioni attraverso le azioni dei personaggi, i dettagli dell’ambiente e i dialoghi carichi di sottotesto[7] è la chiave per un’esposizione organica e coinvolgente.
- Planting[8], ovvero l’atto di inserire (“piantare”) un elemento apparentemente insignificante nel primo atto come un oggetto, una linea di dialogo, un’abilità del personaggio o un dettaglio[9] dell’ambiente.
- Foreshadowing[4], ovvero l’effetto del “planting”. L’elemento piantato funge da sottile indizio che prefigura un evento futuro.
- Payoff[10] (Ricompensa), che avviene più avanti nella storia, quando l’elemento piantato si rivela cruciale per la risoluzione[5] di un conflitto[11].
Per raggiungere questo equilibrio, gli sceneggiatori utilizzano diverse strategie:
- Integrare l’esposizione nel conflitto. Invece di fermare l’azione per spiegare il passato di un personaggio, le informazioni vengono rivelate durante una scena di conflitto. Un dialogo teso tra due fratelli può rivelare vecchi rancori e traumi familiari in modo molto più potente di un monologo esplicativo.
- Utilizzare l’azione per definire il personaggio. Le azioni di un personaggio nel suo mondo ordinario[2] sono il modo più efficace per mostrarne la personalità, le abilità e i difetti, senza bisogno di descrizioni verbali.
- Dosare le informazioni. Non tutto deve essere spiegato subito. Il primo atto deve fornire solo le informazioni strettamente necessarie per comprendere il conflitto imminente, lasciando che altri dettagli emergano naturalmente nel corso del secondo atto. Questo crea mistero e curiosità, elementi che mantengono alto l’interesse dello spettatore.
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(mostra, non raccontare) La regola fondamentale della scrittura cinematografica (e della regia). Invece di raccontare un'informazione tramite un dialogo esplicativo (es. "Sono triste"), bisogna mostrarla attraverso l'azione, il linguaggio del corpo, la composizione o l'ambiente (es. un personaggio che guarda una vecchia foto e sospira).
(ordinary world) L'ambiente e la vita quotidiana del protagonista all'inizio del primo atto. Serve a stabilire la sua "normalità" e il suo difetto tragico prima che l'incidente scatenante rompa questo equilibrio, e fornisce un metro di paragone per misurare la sua trasformazione finale.
(exposure) Il parametro tecnico che definisce la quantità totale di luce che colpisce il sensore della macchina da presa. È determinata dal bilanciamento di tre fattori (il "triangolo dell'esposizione"): apertura del diaframma, tempo di posa (shutter speed) e sensibilità ISO. Un'esposizione corretta è tecnicamente impeccabile; una sotto-esposta è troppo scura, una sovra-esposta è troppo chiara.
Il foreshadowing è una tecnica narrativa che consiste nell'inserire indizi o segnali, spesso sottili e apparentemente insignificanti, per suggerire o anticipare eventi futuri all'interno della storia. Questa tecnica serve a creare anticipazione, suspense e curiosità nel pubblico, rendendo la visione più coinvolgente e le svolte narrative più significative e coerenti.
La misura del livello di dettaglio di un'immagine digitale, espressa in pixel. È definita dal numero di pixel orizzontali e verticali (es. 3840x2160 per l'Ultra HD). Una risoluzione più alta (es. 4K, 6K, 8K) cattura più dettagli e offre maggiore flessibilità in post-produzione per ritagliare (re-frame) o stabilizzare l'immagine.





