Quando il montaggio[11] del film è finito o “bloccato” (picture lock[6]), inizia il lavoro sul colore. Questa parte ha due fasi principali: la Color Correction[4] (Correzione Colore) e il Color Grading[7] (Gradazione Colore). Si può pensare a questa distinzione attraverso una metafora: la Color Correction è la preparazione della tela, mentre il Color Grading è l’atto di dipingere.
Color correction (correzione primaria[1]): la scienza della coerenza
La Color Correction è un processo tecnico e correttivo. Serve a rendere tutte le immagini coerenti e naturali, per far sembrare il “girato[17]” (le riprese) realistico.
Il colorist[15], professionista specializzato in questa fase, assieme al D.O.P. e al regista, lavora per “normalizzare” il girato, assicurando che ogni inquadratura[8] rispetti standard oggettivi. Le sue operazioni principali includono:
- Bilanciamento dell’esposizione[9]: regolai livelli di luce per garantire che le immagini non siano né sottoesposte (troppo scure) né sovraesposte (troppo chiare). Utilizzando strumenti come il waveform monitor[5] (rappresentazione grafica in tempo reale[12] della luminosità dell’immagine), il colorist si assicura che i neri siano puri neri e i bianchi siano bianchi, senza perdere dettagli nelle ombre o nelle alte luci.
- Correzione del bilanciamento del bianco[2]: rimuove eventuali dominanti di colore indesiderate introdotte dalle diverse condizioni di illuminazione sul set. L’obiettivo garantire una riproduzione fedele e naturalistica dei colori, specialmente delle tonalità della pelle.
- Creazione della continuità[13] (Matching): uniforma (match) le scene girate in giorni o condizioni diverse, così il film sembra girato tutto nello stesso momento.
Alla fine di questa fase, il film è pulito, realistico e coerente, ma ancora senza uno stile preciso.
Color grading (gradazione secondaria[3]): l’arte dell’emozione
Il color grading è un processo puramente artistico e creativo, che si costruisce sulla base solida fornita dalla color correction. In questa fase il colorist e il D.O.P. decidono il look[18] finale del film. Si lavora su:
- Atmosfera (mood): attraverso la manipolazione delle tonalità e della saturazione[14], si può trasformare una scena (es: più calda, fredda, inquietante, romantica).
- Guidare l’attenzione: schiarire o scurire parti dell’inquadratura per guidare l’occhio dello spettatore verso un dettaglio[16] importante, o rendere un colore specifico più vibrante per caricarlo di significato simbolico.
- Identità visiva: molti film sono immediatamente riconoscibili dal loro grading, che diventa parte integrante del linguaggio del film.
Articoli correlati
(primary correction) La prima fase della color correction. Si tratta di regolazioni "globali" che influenzano l'intera immagine (es. esposizione, contrasto, bilanciamento del bianco). Serve a "normalizzare" il girato e a stabilire una base coerente (matching) prima di passare ai dettagli.
(white balance) Il processo tecnico che corregge le dominanti cromatiche nell'immagine, "insegnando" alla camera quale colore deve essere percepito come bianco puro. Serve a garantire che i colori appaiano naturali, neutralizzando le diverse temperature colore delle fonti luminose (es. la luce bluastra di un neon o quella arancione di una lampadina).
(secondary grading) La fase successiva (e più creativa) del color grading, che avviene dopo la correzione primaria. Consiste nell'isolare e modificare selettivamente aree specifiche dell'immagine (es. un colore, un oggetto, il viso di un attore) per guidare l'attenzione dello spettatore o per scopi stilistici, senza alterare il bilanciamento generale.
La fase tecnica della post-produzione che precede il color grading. Consiste nel bilanciare l'immagine per renderla "neutra" e corretta: si regolano il bilanciamento del bianco, l'esposizione e il contrasto per far sì che i bianchi siano bianchi e i neri siano neri, e per uniformare le diverse inquadrature girate in condizioni di luce variabili.
(monitor waveform) Uno strumento tecnico di analisi (scope) fondamentale per il colorist. Mostra una rappresentazione grafica della luminosità (esposizione) dell'immagine, distribuita da sinistra (neri) a destra (bianchi). Permette di valutare oggettivamente i livelli di nero, bianco e mezzitoni, garantendo che non ci sia perdita di dettagli (clipping).





