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Le luci HMI[8] (Hydrargyrum Medium-arc Iodide) sono lampade a scarica di gas ad altissima intensità, progettate per un compito primario: generare una quantità di luce enorme, con una qualità cromatica che emula quella del sole.
Il principio di funzionamento si basa su un arco elettrico che scocca tra due elettrodi all’interno di un bulbo di quarzo, attraversando una miscela di vapori di mercurio e alogenuri metallici. Questa tecnologia richiede un dispositivo esterno chiamato ballast[5], che fornisce l’impulso ad alta tensione per l’innesco e regola la corrente per mantenere l’arco stabile. I ballast moderni, elettronici e “flicker-free[3]”, sono essenziali per le riprese ad alta velocità, garantendo un’emissione luminosa costante che previene lo sfarfallio.
Il vantaggio primario degli HMI è la loro straordinaria efficienza. A parità di consumo, un HMI è 3-4 volte più luminoso di un tungsteno. Questa potenza li rende ideali per bilanciare la forte luce solare in esterni, permettendo di esporre correttamente un attore in controluce senza perdere i dettagli dello sfondo. Il secondo punto di forza è la temperatura colore[2] nativa di circa 5600 K (daylight[6]), che si fonde perfettamente con la luce diurna, eliminando la necessità di gelatine correttive[1] (CTB). L’elevato Indice di Resa Cromatica (CRI[9]), superiore a 90, garantisce inoltre una riproduzione fedele e naturale dei colori, specialmente delle tonalità della pelle.
Tuttavia, l’uso degli HMI comporta alcune limitazioni operative. Sono strumenti costosi e ingombranti, che richiedono un’attenta pianificazione dell’alimentazione elettrica. Necessitano di un periodo di riscaldamento per raggiungere la piena intensità e, una volta spenti, non possono essere riaccesi immediatamente (“hot re-strike[4]”) finché il bulbo non si è raffreddato. La dimmerabilità (la regolazione dell’intensità luminosa) è un altro punto critico: la maggior parte non può essere attenuata sotto il 50% senza rischiare variazioni cromatiche o sfarfallio. Per questo, la regolazione dell’intensità si gestisce fisicamente, con reti metalliche (“scrims“) o filtri ND[7]. Nonostante queste complessità e l’ascesa dei LED[10], per applicazioni che esigono la massima potenza luminosa daylight con un fascio controllabile, gli HMI rimangono lo standard di riferimento del settore.
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Sottili filtri o fogli di poliestere colorato che vengono applicati davanti ai proiettori sul set per modificare la loro temperatura colore. Le più comuni sono le CTO (Color Temperature Orange), che scaldano una luce (es. da 5600 K a 3200 K), e le CTB (Color Temperature Blue), che la raffreddano.
(color temperature) La caratteristica dominante cromatica della luce emessa da una fonte luminosa. Non si riferisce al calore fisico, ma alla tonalità ("calda" o "fredda") della luce. Si misura in kelvin (K). Valori bassi (es. 3200 K) indicano una luce calda (arancione), mentre valori alti (es. 5600 K) indicano una luce fredda (blu).
Attributo di un ballast (solitamente elettronico) che garantisce un'emissione luminosa stabile e priva di sfarfallio (flickering), anche a frequenze molto elevate. Questa caratteristica è essenziale quando si gira in slow motion (ad alta velocità di fotogrammi), dove un ballast standard produrrebbe un fastidioso effetto strobo.
(riaccensione a caldo) La capacità (o l'incapacità) di una lampada a scarica, come un HMI, di essere riaccesa immediatamente dopo essere stata spenta. Molti HMI non hanno questa funzione e richiedono un periodo di raffreddamento di diversi minuti prima che il ballast possa innescare nuovamente l'arco nel bulbo.





